Riceviamo e pubblichiamo con immenso piacere una lettera aperta di Gino De Nigris a Michele Ruscello. Una lettera toccante e ricca di significato soprattutto per chi ha il piacere e l’onore di conoscere i due fondatori dell’Accademia Volley Benevento.
La serie A dellAccademia Volley non è solo un traguardo sportivo. E molto di più.
In serie A. Nell’elite del volley. Nell’olimpo della pallavolo nazionale. Tra le prime ventotto squadre nazionali. Vorrei trovare ancora altre frasi. Le vorrei ripetere chissà quante volte ancora per non dimenticare la straordinaria impresa dell’Accademia Volley. Per non dimenticare quel momento. Quella naturale e conseguente commozione che mi ha preso al fischio finale. Quellindimenticabile abbraccio che ha suggellato, caro Michele, il sogno che hai realizzato per tutti noi.
Un sogno nato nel lontano settembre dell86 su un muretto del Viale Atlantici (Villino Pironti).
Un risultato storico che non potrà mai essere cancellato perché farà parte della storia della nostra città e del nostro movimento sportivo.
Un sogno realizzato dopo ventidue anni. Un quarto di secolo che sembra ancor più lungo se pensi a ciò che la vita ha riservato ad ognuno di noi durante questi anni.
Le gioie del matrimonio, la nascita e la crescita dei nostri figli che raggiungono la maggiore età, Razziuccella (continuerò a chiamarla così anche quando diventerà Regina del Foro) che diventa allenatrice delle giovanili dellAccademia, le soddisfazioni nel lavoro e nellimpegno civile, si sono intrecciate mille volte con le ansie per le malattie dei familiari, con i dolori per la morte dei genitori e dei nostri migliori amici.
Lavorare per portare con la pallavolo Benevento in serie A. Una ambizione dettata dalla gioventù. Un tentativo di due poveri illusi. In quei tempi dichiarare Andremo in serie A significava essere ridicoli. Era come dire: Andremo a piedi sulla luna. Chi ti poteva credere.
In quel settembre dell86 non avevamo ancora atleti, se non pochi ragazzi e ragazze, poco più che tredicenni, che ebbero il coraggio di seguirci. Non avevamo uno sponsor, se non i pochi spiccioli delle nostre tasche e di qualche compassionevole amico. Non avevamo un impianto, se non lo spiazzale della Caserma Guidoni e lannesso stanzone più utile per il ping pong o per biliardo che per la pallavolo. Non mi stancavo di ripetere a Lorella questa frase: Non ti preoccupare ! Questi non lo sanno! La smetteremo solo quando andremo a sfidare Berlusconi. A Milano però, non qui da noi! (Berlusconi allora era il Presidente della Mediolanum. La squadra di pallavolo più forte del momento). Ricordo ancora, come se fosse ieri, la fragorosa e contagiosa risata di Lorella e la sua immancabile frase: Ora si è fatto tardi. Venite tutti a casa a cenare. Dopo pensiamo a Milano.
Poi, però, caro Michele, nel mezzo del cammin io ho mollato e ti ho lasciato solo. Sono venuto meno al mio impegno e alla mia ambizione. Non riuscivo ad accettare quel fatale incidente. Non riuscivo a rielaborare il lutto di mio padre. Sentivo di non avere la necessaria tranquillità danimo, le sufficienti energie per continuare.
Tu, nonostante tutto, sei andato avanti. Non solo non ti sei fermato ma, più di me, hai anche trovato il modo di onorare con lAccademia Volley la memoria di mio padre. Lo hai ricordato nelle pubblicazioni dellAccademia, nelle frequenti interviste ed oggi addirittura gli hai dedicato questo importante risultato.
Hai continuato. Continuato ancora. Come al solito. Con lealtà e con coraggio. I momenti di tranquillità familiare sono stati sacrificati alle “isterie” delle atlete; allincoraggiamento dopo ogni sconfitta; al sostegno per le delusioni che ogni campionato riserva. Sconfitte e delusioni che non ti scompongono. A tutti ricordi sempre che se cè la passione, se credi in quello che fai, le delusioni che subisci sono un battito dali, durano lo spazio di un momento. Per te sono parte del gioco e sai, che prima o poi, avrai la meglio su di loro.
Ti conosco abbastanza. Non è questo che ti deprime. Ciò che più ti amareggia ed avvilisce è di non riuscire a trasmettere alle istituzioni, alle persone che “contano”, a quelle che possono “fare”, il tuo autentico messaggio di convinto educatore. Un messaggio che nella scala dei tuoi valori viene prima, molto prima, di quello di sportivo. Datemi una palestra e vi prometto che terrò i giovani lontano dai pericoli della droga.
La serie A un mezzo, non il fine. Il tuo fine è quello di vedere quanti più bambini, quanti più giovani possibile frequentare impianti e società sportive. Non importa se di pallavolo o di tamburello, se di basket o di tiro con larco. Non importa se allaperto o al chiuso, se al freddo o al caldo. L’importante, per te, è farli crescere in luoghi sani. Dove ancora prima della pratica sportiva si insegna il rispetto degli altri. Siano essi compagni di gioco, oppure avversari, arbitri o dirigenti. Un luogo lontano dai pericoli della droga.
Lo abbiamo sempre detto. E stata sempre la nostra ossessione. Il chiodo fisso dei nostri ragionamenti da allenatori, da dirigenti, da cittadini, da genitori. In palestra allincoraggiante ed autoreferenziale striscione Forza Accademia abbiamo sempre preferito esporne un altro: La pallavolo schiaccia la droga. Più che un monito, una convinzione. Nel disegno, sopra la scritta, il pallone di pallavolo spezza in due una siringa. Un pericolo esorcizzato mille volte, ancor prima che con la preparazione atletica o con il gesto tecnico, con lascolto e la comprensione delle difficoltà degli adolescenti, con lincoraggiamento a superare le complicazioni tipiche di quelletà.
Questa impresa vale molto di più del raggiungimento della serie A. Equivale ad un Campionato del Mondo. E la vittoria della salute sulla malattia. Della vita sulla morte. Mai in questi ventidue anni i giovani che hanno frequentato lAccademia Volley (posso dire qualche migliaio ?) sono stati sfiorati da questo pericolo. Di questo devi esserne fiero. Benevento ti deve solo gratitudine e riconoscenza. Datemi una palestra
è la tua richiesta inascoltata, il tuo assillo quotidiano. Ciò che ti vince e ti batte più di ogni altra competizione sportiva. Ed allora
Allora dopo la realizzazione di questo sogno sportivo, che senza il mio aiuto hai meritatamente concretizzato, sono pronto ad intraprendere insieme a te unaltra impossibile sfida: sensibilizzare lopinione pubblica e le istituzioni, pubbliche o private, ad investire in impianti sportivi.
Con laiuto dellintero movimento sportivo dobbiamo convincerli della valenza sociale che lo sport può avere; dobbiamo convincerli che persone come te possono lavorare con i giovani per prevenire il disagio sociale, il bullismo, il rischio di cadere nella trappola della droga e dellalcool. Persone come te possono convincere i nostri giovani a non avvilirsi, ad investire su stessi e sul loro futuro; possono convincerli a fare qualcosa, essere qualcuno. In qualche modo, con il loro impegno, possono contribuire ad onorare, come tu hai dimostrato, con dedizione e disinteressato impegno, la nostra città.
In questa sfida, con il rinnovato entusiasmo di sempre, ritienimi nuovamente al tuo fianco.
Si tratterà di tornare a piedi sulla luna. Sono convinto che ce la faremo.
GINO DE NIGRIS
P.S.
1.Da semplice cittadino è giusto ringraziarti per aver portato la città di Benevento nella pallavolo che conta. Da amico e da sportivo lho già fatto con labbraccio di fine gara.
2.Almeno in questi giorni fermati un attimo e goditi, insieme a Lorella, Maria Grazia, Massimo, Vittorio e Dante, questo straordinario risultato. Lo avete meritato più di chiunque altro.